top of page
Immagine del redattoreGiulia Bonizzi

COSA NE PENSO DI "MAKING THE CUT" SU AMAZON PRIME VIDEO

Aggiornamento: 4 ott 2023


Mi sono dedicata finalmente alla visione delle tre stagioni di "Making the cut", il talent show dedicato al mondo della moda in onda su Amazon Prime Video, ideato e condotto da Heidi Klum e Tim Gunn. Questa è la mia recensione!

[Giuro solennemente di non fare spoilerini sul vincitore]

 

IL PROGRAMMA

I GIUDICI E IL CAST
Il programma vede sfidarisi stilisti-imprenditori in continue prove creative. La posta in palio è veramente da capogiro: la vincita di un milione di dollari da investire nel proprio marchio di moda e il lancio della propria linea attraverso il sito di e-commerce Amazon.com.
Avevamo già parlato di Tailor Made qualche tempo fa (se vi siete persi la recensione potete leggerla qui), seppur a prima occhiata Making the cut potrebbe essere similare nei temi vi sorprenderà sapere che è sconvolgentemente diverso. Oltre all'enorme differenza di budget (si sa, agli americani piace far le cose in grande) la differenza più grande è nella scelta del momento della confezione del capo a cui dare maggiore risalto: se in Tailor Made viene elogiata la tecnica sartoriale di aspiranti sarti, in Making the cut (MDT) ci si concentra maggiormente sul processo di design del capo ad opera di brand già conosciuti nel mondo della moda.
Gli ideatori del format, anche presentatori dello stesso, sono Heidi Klum e Tim Gunn.
Giudici del programma Making the cut

Heidi Klum (in foto a destra)

Non è nuova alla conduzione di reality che vedono il mondo della moda come protagonista. Tra i tanti talent condotti nominiamo Project Runway (quando ero alle medie lo guardavo sempre con la mia amica Sara nei pomeriggi dopo i compiti) e Germany Next Top Model. In MTC Heidy, oltre ad essere sempre vestita in maniera impeccabile, si occupa della conduzione del programma e del coordinamento della giuria. I suoi giudizi sono sempre molto improntati verso la reale vestibilità del capo e le potenzialità di vendita sul mercato. Purtroppo in tutte le stagioni finisce per "patteggiare" chiaramente per uno degli stilisti, faticando ad apprezzare e criticare costruttivamente le creazioni anche degli altri concorrenti in gara.


Tim Gunn (in foto a sinistra)

Il suo ruolo è quello di seguire e consigliare gli stilisti durante l'esecuzione delle prove. Nonostante il suo giudizio non concorra alla vincita o eliminazione dei concorrenti per quanto mi riguarda è davvero il massimo esperto del campo all'interno del talent. Adoro sicuramente la sua sincerità e schiettezza che in alcune occasioni particolari si è rivelata fondamentale per evitare spiacevoli eliminazioni.


Giuria aggiuntiva

Nelle tre stagioni si alternano alcuni personaggi noti nel mondo della moda tra cui : Joseph Altuzarra, Carine Roitfeld (direttrice di Vogue Paris), le top model Naomi Campbell e Winnie Harlow (supermodella), Jeremy Scott (direttore creativo Moschino), Nicole Richie e ....udite udite Chiara Ferragni. Devo dire che nonostante inizialmente fossi molto scettica il ruolo si addiceva perfettamente alla Campbell e alla Harlow che hanno saputo sfoderare giudici pungenti, ma adeguatamente motivati. Chiara Ferragni purtroppo finisce per esser messa in ombra, inserendosi e commentando con giudizi sempre poco sbilanciati e frasi fatte; purtroppo la sua figura di imprenditrice all'interno del talent non viene per nulla valorizzata. Jeremy Scott, indubbiamente il mio giudice preferito, si è rivelato invece l'unico tra tutti in grado di dar maggior importanza al processo creativo e meno al potenziale di vendita.


I CONCORRENTI

In MTC si trovano a gareggiare veri stilisti-imprenditori con attività di vendita diretta o e-commerce che hanno bisogno (come biasimarli) di un milione di dollari per far decollare vendite su scala mondiale. Gli stilisti che vi consiglio di seguire sui social in quanto estrema fonte di ispirazione sono tre:

  • ESTHER PERBANDT: stilista tedesca di Berlino che realizza unicamente capi in colore nero. Ho ammirato molto il suo brand poiché ogni sua creazione, pur essendo totalmente nera, riesce ad essere unica, rimanendo fedele alla brand identity (scelta che all'interno del programma la ostacolerà in alcune occasioni). Da seguire per avere idee diversificate da realizzare con uno stesso tessuto.

  • SANDER BOS: è un giovane, frizzante ed avanguardista stilista belga. Ho empatizzato con lui fin dalla prima puntata poiché l'unico vero stilista che al momento della partecipazione al programma partiva da un budget veramente nullo (vi sono molte scene in cui cuce nella sua cameretta supportato da mamma e sorella, fa tenerezza). E' da seguire perché le sue creazioni sono un sogno da red carpet e perchè tutti meriteremmo d'assimilare anche solo un po' della sua determinazione.

  • GARY GRAHAM: stilista americano che produce collezioni limited edition a partire da tessuti antichi e jaquard che conferiscono ai suoi lavori estrema connessione con la storia e cultura locale. Da seguire perchè mostra come anche un tessuto d'altri tempi può diventare splendidamente moderno utilizzando le nuove tecniche di stampa tessile.

Concorrenti di making the cut

LE PROVE

Le prove sono diversificate all'interno delle tre stagioni. Se nella prima abbiamo estrema dinamicità e i concorrenti vengono invitati ad effettuare persino un trasferimento intercontinentale in Giappone, complice la pandemia, dalle stagioni successive il tutto inizia ad essere maggiormente statico.

In ogni prova i concorrenti vengono invitati a realizzare un capo da passerella e un capo accessibile che, in caso di vincita della puntata, verrà direttamente venduto su Amazon nel Making the Cut store.

Alcune prove tuttavia rimangono comuni in tutte e tre le stagioni

  1. Realizzare due capi che rappresentino il brand

  2. Realizzare un concept store (semifinalisti)

  3. Realizzare un'intera collezione che in caso di vincita sarà interamente lanciata attraverso il sito di e-commerce Amazon Fashion


3 MOTIVI PER CUI NON PUOI PERDERTELO SE SEI APPASSIONATA/O DI CUCITO

APPRENDI INDIRETTAMENTE IL PROCESSO DI DESIGN DEL CAPO

Ogni sfida vediamo i concorrenti alle prese con il processo di creazione del capo: dalle prime vibes ispirazionali, all'acquisto/stampa del tessuto, allo schizzo e alla passerella finale. Ho trovato molto interessante seguire tutti i designer nel loro flusso creativo e scoprire finalmente quanta passione e dedizione si nasconde dietro il lavoro di Fashion Designer. Seguire gli stilisti mentre si muovono negli spazi urbani fotografando, tracciando schizzi e ricreando una moodboad è davvero quasi una lezione metodologica.


IMPARI A TROVARE IL CARATTERE DISTINTIVO DEL TUO BRAND, GRANDE O PICCOLO CHE SIA

Durante la passerella finale, alla fine di ogni puntata, mi sono divertita ad associare i capi che vedevo agli stilisti che li avevano creati. Questo mi ha portato a riflettere come in un mondo pieno di omologazione sia importante sapersi distinguere con le proprie creazioni, utilizzando quel particolare/quella lavorazione in maniera costante come "firma unica" che ci rende facilmente riconoscibili.


TI DA UNA RISPOSTA ALLA DOMANDA: "CHI MAI METTEREBBE UN VESTITO COSI'?"

Ho veramente apprezzato la scelta, seppur il format fosse incentrato sulla creazione di abiti facilmente vendibili su Amazon, di far realizzare comunque ai concorrenti capi di alta moda. Sono riuscita finalmente a darmi una risposta alla domanda "chi può mai metterlo?" vedendo gli sfarzosi vestiti sfilare nelle passerelle. Rimangono certamente abiti irraggiungibili, destinati ai gran galà, che ci fanno sognare, ma al tempo stesso che possiamo avere tra le mani come versioni accessibili ma ugualmente d'impatto.


TI AIUTA AD AVERE GRANDI VEDUTE

Saper gestire un brand vuol dire avere spirito d'impresa e sicuramente per gestire al meglio un milione di euro ne serve molto. I concorrenti prima della presentazione della collezione finale sono invitati a presentare e discutere la propria idea di gestione del budget vincita con la direttrice di Amazon Fashion.

Una delle prove di making the cut

PUNTI CRITICI: COSA NON MI E' PIACIUTO

Il messaggio passato dal programma non è dei migliori: vendere è una prerogativa. In un mondo in cui il fast fashion rappresenta una delle maggiori fonti di produzione di rifiuti affidare la sponsorizzazione delle creazioni al colosso Amazon (che ha come pilastro proprio l'acquisto compulsivo) non è per nulla un bel biglietto da visita.

Lo spauracchio delle "poche vendite" ritorna spesso nelle parole dei giudici che invece, a mio parere, dovrebbero attribuir giudizio di bellezza al capo unicamente sulla base di un processo creativo eseguito a regola d'arte. Non nascondo che sono veramente contraria alla scelta di 2/3 vincitori delle stagioni.

Per me, molto amante della realizzazione sartoriale è stato poi un vero shock scoprire che la maggior parte degli stilisti non sapeva nemmeno infilare una tagliacuci o cucire orli. La confezione è infatti per la maggior parte affidata a delle sarte che, sulle indicazioni degli stilisti, ultimano le cuciture nelle notti tra una sfida e l'altra. Care sarte, come in tutta la catena del fast fashion ancora una volta nessuno vi attribuisce i meriti del risultato finale ed è tristissimo non vedervi ringraziate pubblicamente nemmeno in una delle puntate.

ISCRIVITI ALLA MIA NEWSLETTER

La mia newsletter contiene una serie di consigli che ti aiuteranno a migliorare i tuoi lavori manuali e a ritrovare l'ispirazione perduta.

CLICCA QUI PER ISCRIVERTI E NON PERDERLA:

19 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page